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LTEver offline

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La community LTever non è più raggiungibile da diversi mesi.  E circolano voci che la chiusura sia definitiva.

LTever era la community legata al Laboratorio di Tecnologie dell’educazione dell’Università di Firenze. Nata nel 2007, la community fu un esperimento avveniristico, che raccoglieva tanti concetti innovativi e interessanti: a partire dall’idea di creare una comunità connessa al percorso formativo, un ambiente autonomo gestito direttamente dagli ex-allievi dei corsi, dove momenti didattici e opportunità professionali coesistono in modo fluido.

LTever presentava aspetti innovativi anche a livello tecnologico: oltre ai blog personali, la piattaforma permetteva di includere dei feed RSS da ripubblicare nel sito. Una soluzione particolare, che permetteva di collegare diverse fonti personali (Flickr, blog, ect) su un unico profilo (utilizzando i feed RSS). Una soluzione in linea con le prime teorie sul connettivismo, teorie che oggi vengono impiegate per descrivere i MOOC.

Le cose andarono diversamente. Tecnologie come i blog, nel 2007 molto in auge, oggi si sono ridotte e vengono impiegate con meno frequenza. I feed RSS (chiave di volta dell’intero sistema) dopo un lungo silenzio sembrano ora prossimi al declino, come dimostra la recente chiusura di Google Reader. La presenza di una community professionale legata ai corsi è limitata, anche se ci sono alcuni segnali interessanti.

La verità è che l’intero modello è stato messo in crisi dall’ascesa dei social network e dalla progressiva chiusura verso l’esterno di queste community. L’abbandono dei blog e il declino degli RSS si spiegano anche così. E l’idea di community? Basta guardare i forum nei MOOC, per scoprire che molti utenti creano delle community su Facebook, dove condividere link e informazioni.  Facebook è diventata la comunità di apprendimento, con tutti i vantaggi (e soprattutto limiti!) del caso.

Tutte queste riflessioni riguardano in minima parte LTever. La community, dopo un primo inizio vivace, nel tempo era diventata un lettore RSS condiviso, in cui si ripubblicavano i propri articoli o si segnalavano quelli trovati online. Una risorsa interessante, anche se caotica e non sempre sensata.

Link

LTever – articolo di Antonio Fini

 

Wikipedia Zero – mobile as lifeline to learning

Accesso ai contenuti a costo zero: questo il progetto lanciato da Wikipedia per ridurre il digital divide tra paesi sviluppati e paesi del terzo mondo. Wikipedia zero coinvolge 17 paesi e permette a milioni di persone di connettersi a Wikipedia in modo gratuito, senza dover pagare i costi di connessione dati su cellulare. Da poco il progetto ha incluso anche l’India, ampliando ulteriormente il suo bacino di utenti, che ha ormai raggiunto dimensioni notevoli.

L’iniziativa potrebbe rappresentare un’importante opportunità per milioni di persone che attualmente non hanno accesso a internet e non possono utilizzare i servizi online. D’altra parte il suo esito non è scontato ed è sicuramente necessario valutare con attenzione gli effetti dell’iniziativa, verifcando i benefici effettivamente raggiunti.

Tuttavia, in caso di risultati incoraggianti,  è ragionevole immaginare che simili iniziative siano estese anche ad altri soggetti: ad esempio i provider che offrono corsi MOOC potrebbero essere degli ottimi candidati, in ragione delle competenze e delle risorse impiegate per erogare i propri corsi, ottenendo visibilità e estendendo il proprio business.

Non si tratta di ipotesi fantasiose, queste connessioni già esistono e sono evidenti: i corsi MOOC sono frequentati da molte persone dei paesi in via di sviluppo, intere sezione dei forum sono dedicati a nazioni quali India, Cina, Brasile e Russia. Aumentare il bacino di utenti, rimodulare l’offerta in funzione delle nuovi e differenti esigenze formative, individuare strategie didattiche efficaci nell’impiego dei dispositivi mobili: tutti questi aspetti potrebbero avere un impatto importante nel settore e-learning nel suo complesso.

Zero tariffs
An idea that has been around for some time is now getting real traction – zero tariffs for education on mobiles. Simple, but it opens up knowledge and educational opportunities to billions who do not have easy access to books, libraries, schools and learning

Wikipedia Zero
But the big news is Wikipedia Zero, now available to an astonishing 470 million subscribers in Africa, India, Eastern Europe and the Far East.

http://donaldclarkplanb.blogspot.it/2013/07/wikipedia-zero-mobile-as-lifeline-to.html?m=1

Ci sono MOOC e MOOC

I MOOC rappresentano una importante novità nella formazione a distanza, come dimostrano i tanti articoli pubblicati su riviste e quotidiani (internazionali, in italia se ne è parlato poco purtroppo).  Se questo fenomeno non ha portato particolari innovazioni a livello metodologico, ed infatti le strategie didattiche applicate a questi corsi sostanzialmente non divergono da quelle già utilizzate normalmente nei corsi elearning, la vera novità sono i numeri raggiunti da queste iniziative: parliamo di migliaia di utenti, a volte oltre a 50.000 iscritti per ogni corso. Simili numeri hanno destato l’interesse di numerosi soggetti: a partire dalle università, che intendono ampliare la propria offerta formativa valorizzando le attività formative online, fino alle internet company, che intendono applicare a questo nuovo settore l’esperienza consolidata in altri campi del business online.

Le critiche ai MOOC sono molte e spesso giustificate: modelli didattici tradizionali e poco innovativi, alto livello di insuccesso formativo, obiettivi reali ben diversi dalla tanto decantata democratizzazione della formazione. Non ultimo il forte sospetto che sia in atto una privatizzazione della formazione, come ben dimostra la nascita di tanti soggetti privati che affiancano e supportano le università nell’erogazione dei corsi MOOC, soggetti che in seguito potrebbero esercitare un ruolo predominante nella gestione delle attività.  Infine, se queste iniziative avranno ampia diffusione, potrebbe verificarsi una sorta di colonialismo culturale, con le università nazionali relegate a un ruolo marginale nelle attività formative.

Ma è innegabile che la presenza di numerosi soggetti, che collaborano e competono tra loro  in uno scenario instabile e dinamico, favorisca il confronto tra modelli formativi differenti, e permetta di individuare le strategie didattiche più efficaci ed efficienti, stimolando e guidando la discussione scientifica in materia. Non sono semplici congetture, ma fenomeni che si stanno già verificando anche se in modo parziale e marginale. Le recenti scelte dell’ università americana di San Jose potrebbero inserirsi in questa prospettiva, rappresentando un primo segnale di una tendenza che si diffonderà in tutto il settore.

Attualmente l’università di San Jose collabora con due piattaforme MOOC: Edx e Udacity. Dopo aver avviato alcuni progetti pilota, ha recentemente annunciato la sospensione della collaborazione con Udacity, confermando invece le attività con Edx. I risultati didattici ottenuti, variavano a seconda della piattaforma utilizzata. L’articolo purtroppo non riporta nessuna riflessione didattica a riguardo e si limita invece a segnalare alcune dfficoltà organizzative che avrebbero potuto condizionare gli esiti dei percorsi formativi. A questo punto un’analisi critica della vicenda da parte di Udacity potrebbe essere necessaria, anche solo per limitare ulteriori defezioni e consolidare le collaborazioni attive.

After six months of high-profile experimentation, San Jose State University plans to “pause” its work with Udacity, a company that promises to deliver low-cost, high-quality online education to the masses.

San Jose State Provost Ellen Junn said disappointing student performance will prompt the university to stop offering online classes with Udacity this fall as part of a “short breather.”

Students in the edX experiment are actually doing better than normal San Jose State students. But not so for the Udacity students.

http://www.insidehighered.com/news/2013/07/18/citing-disappointing-student-outcomes-san-jose-state-pauses-work-udacity

A volte ritornano…

Dopo diversi mesi di assenza, Cathy Moore ha finalmente pubblicato un nuovo post: What to do if they just want “awareness” .  Con la solita chiarezza, Cathy analizza l’impiego della formazione a distanza in relazione a uno scenario reale, evidenziando come l’unica garanzia per una formazione efficace sia un’analisi appropriata del problema che si intende risolvere. All’interno di questo processo l’esperto di formazione svolge un ruolo importante e deve supportare il cliente in diverse attività, quali:

  • Analisi del problema e degli elementi che lo causano
  • Predisposizione delle soluzioni operative
  • Definizione degli obiettivi da raggiungere e delle modalità per misurarli

La formazione è solo uno degli strumenti utili a risolvere un problema organizzativo, e spesso deve essere accompagnata da altre soluzioni. D’altra parte definire obiettivi irrealizzabili significa significa sviluppare prodotti formativi scadenti.

Per approfondire:

 

Una serata con Insegnalo

… giusto un breve post prima di spegnere tutto. Ho seguito il Webinar E-learning Basics, ciclo di incontri dedicati all’e-learning organizzato da Insegnalo.  L’incontro di stasera tra i vari argomenti ha trattato le fasi di progettazione e gli strumenti di sviluppo e-learning, con un occhio di riguardo per gli strumenti open source. Ottanta persone, molti insegnanti, una buona piattaforma (adobe connect) e un’ottima organizzazione da parte di Fabio Ballor e Luca Vanin (fondatori di Insegnalo).

Un’ottima esperienza che consiglio a tutti vivamente, sia a persone che l’e-learning non lo conoscono proprio, sia a quelli che lo conoscono molto bene.

Opinioni a confronto

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Because education is economically important yet appears inefficient and static with respect to technology, it’s often cited (along with health care) as the next industry ripe for a major “disruption.”

The Most Important Education Technology in 200 Years – MIT Technology Review

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Quindi la FAD in via autonoma non ce la farà sempre a soddisfare l’esigenza di aggiornamento, a meno che non sia combinata, in formula Blended, con altre metodologie formative ad esempio con la formazione sul campo. Solo allora sarà, a mio avviso, molto più efficacie e più frequentata.

Maria Linetti, Segretario della Commissione Nazionale per la Formazione Continua – ECM Forum – via Elearnit

Tre incontri online

Tre incontri online e gratuiti dedicati a temi interessanti ed innovativi: open educational resources, mobile learning e competenze digitali. L’evento è organizzato da Insegnalo e i relatori rappresentano le figure più competenti e autorevoli in merito all’apprendimento online (oltre ad essere miei ex-docenti ed ex-colleghi di università).

http://www.insegnalo.it/i-corsi-di-insegnalo/elearning/item/le-nuove-competenze-digitali-open-education-social-e-mobile-learning

La seconda vita di Docebo

Grandi novità nel panorama e-learning italiano: Docebo, nota piattaforma e-learning italiana, riceve 2,4 milioni di euro attraverso il fondo di investimento (sempre italiano) Principia II. Due nomi importanti del web italiano, un investimento rilevante ed infine un particolare molto curioso: Docebo non è più una piattaforma open source. Decisamente gli ingredienti per una storia inaspettata ed  interessate, vediamo in dettaglio chi sono i protagonisti.

Principia, una delle maggiori realtà del venture capitalism italiano, finanzia progetti di innovazione tecnologica e imprenditoriale. Attraverso 2 fondi di investimento, gestisce 90 milioni di euro circa. Tra i soci vi è il CNR e la fondazione BNC. Tra le società su cui ha investito (tutte italiane) vi è Banzai, un nome noto del web italiano, che ha ideato e finanziato alcune delle iniziative italiane più interessanti (tra le varie, il Post, il giornale online diretto da Luca Sofri).

Docebo è la più nota piattaforma e-learning italiana. L’unica conosciuta a livello internazionale, nasce nel 2005 come piattaforma open source. Molto semplice e solida, SCORM compatibile, rappresenta una soluzione apprezzata in ambito aziendale e scolastico. La community, piccola ma attiva, vede sempre presente il suo fondatore, Claudio Erba.

L’investimento sembra orientato a un cambio di strategia da parte di Docebo, che diventa “software as service” e offre un pacchetto tutto incluso mensile. Eventuali contenuti precaricati, una soglia di utenti/mese, un occhio per la versione mobile, disponibile in oltre 25 lingue: ottimi numeri, in un mercato, quello dell’elearning, che sembra finalmente prendere forma anche in Italia.

Il prezzo da pagare è l’addio al mondo open source: ma alla fine non è un prezzo così amaro, la versione 4.05 rimane open source, mentre la community è stata presa in gestione dai ragazzi di Elearnit. Una scommessa, anche questa interessante ed innovativa.

Link

e-learning in crisi?

Capirlo non è certo semplice. Perchè, dopo un inizio folgorante, il mercato della formazione a distanza ha subito un lungo stop. E, a dispetto di previsioni vertiginose,  si è presentata solo una crescita modesta,  diventata lievemente più incisiva solo negli ultimi anni. Nonostante questo, qualche ombra all’orizzonte c’è. E riguarda due importanti aziende e-learning. italiane.

La prima è Elea, azienda storica nel settore della formazione ICT, nata da Olivetti negli anni 80, poi passata nel 2000 a De Agostini ed infine nel 2006 giunta nelle mani Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione. A Giugno 2010 sembra sul punto di fallire: una situazione poco chiara, circolano voci che sia stato solo un errore contabile, ma sta di fatto che ci vuole qualche mese perchè rientri la dichiarazione di fallimento.  E qualcuno ne ha pagato il prezzo.

La seconda azienda che naviga in cattive acque è Giunti Labs. Azienda fiorentina, marchio storico dell’e-learning in Italia,  diffusa anche all’estero. Anche qui un cambio di mano decisivo: dopo essere stata acquisita da Giunti nel 2000, a Luglio 2010 è passata ad un imprenditore bresciano. E anche in questo caso qualche problema c’è stato: taglio drastico del personale.