Category Archives: Learning object

Progettare esperienze

Probabilmente l’unica autrice (almeno sul web) in grado di dare ancora un senso a Learning Object e e-learning, coniugando teoria (didattica e comunicazione) e pratica ( tips operativi). Il tutto con una buona dose di innovazione, creatività, coerenza e efficacia. Unico difetto: dovrebbe scriverne centinaia di questi post.

The successful instructional designer…

… should:

  1. Conceptually and intuitively understand how people learn.
  2. Know how to connect with an audience on an emotional level.
  3. Be capable of imagining oneself as the learner/audience member.
  4. Be obsessed with learning everything.
  5. Brainstorm creative treatments and innovative instructional strategies.
  6. Visualize instructional graphics, the user interface, interactions and the finished product.
  7. Write effective copy, instructional text, audio scripts and video scripts.
  8. Meld minds with Subject Matter Experts and team members.
  9. Know the capabilities of eLearning development tools and software.
  10. Understand related fields—usability and experience design, information design, communications and new technologies.

 

http://theelearningcoach.com/getting_started/10-qualities-of-the-ideal-instructional-designer/

Riusabilità oscura

Un ironico ma onesto David Wiley descrive non solo il fallimento di un concetto, ma ancora più quella di un modello (con buona pace di tanti progetti). Riusablità. La Wikipedia, per ora, non incontra i Learning Object.

Perhaps the most frequent criticism I hear is that “reuse and adaptation are happening other places (outside the Connexions repository), you just can’t see them.” This line of thinking turns my mind to the construct we call “dark matter.”

David Wiley | Dark Matter, Dark Reuse, and the Irrational Zeal of a Believer

Bolle di sapone tele-guidate

Scrivo meno in questo periodo. Diversi cambiamenti, città, lavoro – ma non settore -, hanno reso un po più complicato aggiornare il blog. Non ho però smesso di leggere e su Elearnit ( un saluto a Max e ad Alberto) leggo che Kineo ha pubblicato una presentazione sul rapid learning.

Niente da dire, Kineo ci sa fare e la presentazione – molto chiara – offre anche un paio di immagini veramente suggestive, prima tra tutte quella progettazione rapid e-learning  in grado di cambiare rotta durante il processo di sviluppo, come un missile teleguidato, così da centrare in pieno l’obiettivo formativo del corso.

Ma di metafore ce ne sono tante in giro. E i missili perdono il confronto contro le semplici, innocue bolle di sapone, evocate in questo post di Donald Clark, che descrive il mercato degli strumenti rapid e-learning. Un mercato che ha avuto un’espansione enorme negli ultimi anni. Tanti strumenti, probabilmente troppi, che probabilmente faranno la stessa fine degli innumerevoli LMS creati fino a qualche anno fa. Destinati a esplodere come – appunto- tante bolle di sapone.

PS:

Donald Clark parla anche del modello Rapid e-learning adottato da Kineo. Ed è un modello molto interessante:

Some realise that the best solution is to simply make stuff. Sell on the illusion that’s it’s a quick DIY solution, then do it for them.

Curiosamente, è un modello impiegato anche qui in Italia, dove una nota azienda e-learning vendeva insieme ai corsi e-learning il software per poterli modificare. Un’illusione allettante al momento dell’acquisto, ma che poi nei fatti, il cliente non avrebbe mai applicato. Insomma tanto marketing, poco e-learning.

Ancora sulla riusabilità

Non credo nella riusabilità dei Learning Object. Non almeno nella sua accezione più informatica, la stessa che ha coniato il termine Learning Object, rendendo l’apprendimento un parente stretto della programmazione ad oggetti. Del resto, basta leggere qualche documento pubblicato da ADL, o prendere in considerazione il formato SCORM 2004, per accorgersi che la promessa di fare e disfare corsi con qualche semplice clic, sia del tutto irrealizzabile, sogno da lasciare nel cassetto.

Eppure, lasciando stare accezzioni più estreme, la riusabilità qualche beneficio l’ha portato, anche in modi trasversali e inaspettati: in questo post Clive Shepard  ne cita alcuni, riferendosi in modo particolare allo “spezzatamento” dei contenuti.

Cathy Moore e i Learning Object: una video intervista

imageCome migliorare la progettazione dei corsi e-learning. Questo il tema della video intervista di Clive Shepard a Cathy Moore. E i suoi non sono di certo consigli da poco: il blog di Cathy, Making Change, è sicuramente uno dei blog più interessanti che riguardano la progettazione di courseware e Learning Object,una boccata d’aria fresca in un panorama rigido e stantio come quello dell’elearning per le aziende. In modo coinvolgente e originale, Cathy mostra come utilizzare in modo corretto learning object e courseware, indicando diversi principi e regole da rispettare.

Ma quali sono questi principi? Rispetto al blog, la video intervista ha il vantaggio di affrontarli in modo organico e sistematico. Vediamo in sintesi i più importanti.

1. LMS: questo è il problema

Chissà, forse molti storceranno il naso di fronte a questa osservazione. Ma  Cathy risolve la questione con una metafora azzeccata (e divertente):

if you have a hammer everything start looking like a nail

if you have a LMS every solution start looking like should be a course

Già, perchè rispetto al solito corso, spesso è più utile un sito web di supporto, uno spazio nella intranet aziendale, un’email o un workshop.

2. Distinguere le informazioni.

Ci sono informazioni e informazioni: non tutte devono essere inserite all’interno del corso. Meglio limitare il corso alle informazioni essenziali, rendendolo così più efficace. Le altre, possono essere contenute nella intranet aziendale, in modo da poter essere consultate in modo rapido e sicuro, magari all’interno dell’intranet aziendale. Stranamente questa idea è poco gradita a responsabili e committenti.

3. Dare più fiducia agli utenti.

Continuando il punto precedente, spesso, dopo aver inserito tutte le informazioni immaginabili, si blocca la navigazione del corso, così da costringere gli utenti a seguire l’intero corso. Annoiando ancora di più chi apprende. Incisiva l’idea di Cathy:

better learner are smart

Formare del resto, non significa programmare il cervello di chi apprende.

 

Per saperne di più: