Una risposta forte in tempi deboli. Vale la pena ascoltarla. Pura catarsi.
Tecnologia o metodologia? Chiara ed incisiva la risposta in questo video.
Nel web capita di incontrare pagine che fanno veramente paura. E’ il caso di Instructional Design Models, dove non finisci di scorrerla che già stai pensando di chiudere tutto. Ed è quello che ho fatto per parecchio tempo. Ma è solo una questione di obiettivi: in quest’ultimo caso erano particolarmente concreti, e qui ho trovato delle informazioni veramente utili.
State cercando una buona spiegazione del modello ADDIE? Una spiegazione che lo inquadri a livello teorico, raccogliendo i vari pro e contro del modello e lo confronti con altri modelli?
Questo è veramente un ottimo documento:
What is Instructional Design Theory?
Per me è stato una svolta: mi ha fatto capire bene il legame tra modello di progettazione didattica e teoria dell’apprendimento sottostante. Già perchè anche se il modello è generale ed operativo, anche se si limita a scandire le diverse fasi dell’intervento formativo (analisi, progettazione, produzione etc.), pure così è strettamente connnesso ad una teoria dell’apprendimento. Anche solo implicitamente.
Scopro che:
Luciano Canfora è un narratore eccezionale e appassionante. Questo già lo sapevo, l’avevo ascoltato in 19 agosto 43 a.C.: Ottaviano e la prima ‘marcia su Roma’
Niente, ho una totale sintonia con Adriano. Senza contare quella dose di simpatia che ogni tanto affiora mentro leggo il suo blog. Stavolta il tema è duplice: il governo tedesco (che chiede di promuovere tutti gli studenti per risparmiare) e la dichiarazione dei redditi on line. Trovarci il legame non è semplice, ma Adriano ci riesce sempre 🙂
Promuovere tutti: condivido in pieno il pensiero di fondo: una scuola che promuove tutti, perde di vista le proprie finalità sociali, togliendo alle persone la possibilità di crescere oltre la propria condizione (economica e umana). Ma qual’è la causa? Non penso che sia solo un problema di modelli ( Adriano cita il modello scuola-azienda). Piuttosto tendo a pensare che le finalità si perdono perchè inutilizzate e perciò inutili. Ma forse è un pensiero troppo deterministico ( e apocalittico). Chissà ….
il post di Adriano Economia, conoscenza e fidanzati/e
Questione Tasse on line: la stampa italiana ci ha marciato sopra senza spiegare nulla. Di nuovo. Questo post vale molto più di quella decina di articoli letti in questi giorni. Ed ha pure un titolo carino: Viscosità nell’accesso al dato. Insomma, mafia e criminali è dal 1973 che possono informarsi legalmente: se dovevano rapire qualcuno lo hanno già fatto.
In ultima analisi credo che il blog sia un ottimo strumento per raccontarsi e per raccontare quello che si pensa, ma un pessimo strumento di discussione e di conversazione
Siamo proprio sicuri che il blog aiuti la conversazione?
Affermazione condivisibile e ben giustificata. Ma allora perchè utilizzare un blog in un corso? Probabilmente altre motivazioni si affiancano. Ad esempio, condividere e diffondere la conoscenza. Sarebbe utile fare un pò di ordine, sistematizzando obiettivi ed intenti. Soprattutto per chi già ci sta provando. Andreas e Mariagrazia, cosa ne pensate?
Ottimi gli articoli di Adriano su Knowledge Worker, formazione e lavoro.
Da anni ormai è in moto una gigantesca macchina retrorica che lavora attorno al concetto di società della conoscenza e del knowledge worker.
Scrivere presentazioni efficaci: un tema affrontato in molti libri, blog, siti e presentazioni. Trovare risorse gratuite sull’argomento è semplice, ma questo ebook è un buona occasione per provare il servizio di Issu: un visore online, pratico ed discretamente comodo. Tra l’altro l’ebook che vi segnalo ha anche un buon taglio didattico.
via Clive Shepherd
C’è stato un periodo con numerose mappe concettuali: questa è una delle sopravvissute.
La mappa è ricavata da Rete comunità e conoscenza del -mitico!- Antonio Calvani.
Trovata durante la lettura di “La riscoperta della mente” di J. Searle. Ovviamente si riferisce alla tendenza del comportamentismo di negare la coscienza, e basare lo studio della mente solo sui comportamenti.