Conversare con i blog?

In ultima analisi credo che il blog sia un ottimo strumento per raccontarsi e per raccontare quello che si pensa, ma un pessimo strumento di discussione e di conversazione

Siamo proprio sicuri che il blog aiuti la conversazione?


Affermazione condivisibile e ben giustificata. Ma allora perchè utilizzare un blog in un corso? Probabilmente altre motivazioni si affiancano. Ad esempio, condividere e diffondere la conoscenza. Sarebbe utile fare un pò di ordine, sistematizzando obiettivi ed intenti. Soprattutto per chi già ci sta provando. Andreas e  Mariagrazia, cosa ne pensate?

2 thoughts on “Conversare con i blog?

  1. Andreas Formiconi

    Di questi tempi sono completamente assorbito dalla blogosfera dei miei studenti, dalla mia blogoclasse 😉

    Lascio così forzatamente indietro gli amici 🙂 e a volte forse perdo qualcosa.

    Non sono d’accordo con codesta citazione.

    Penso che le potenzialità delle blogosfere siano tutte da scoprire, non le potenzialità del “blog” bensì delle “blogosfere”. Non so se c’è un altro neologismo, io uso sempre più spesso il termine “blogoclasse”, riferito evidentemente al mio particolare contesto, dove ho tante classi in vari luoghi diversi.

    Penso che si possano immaginare anche molti altri contesti. Per esempio, nella prossima primavera proverò a creare un “blogononsoancoracosadipreciso” per il congresso italiano di medicina nucleare.

    Il blog è una cosa e le blogoqualcosa sono un’altra.

    Una blogoqualcosa è un ambiente dinamico che scaturisce da un inseme di blog se i loro autori hanno un interesse in comune e utilizzano in modo corretto i feed.

    Del blog i più parlano come di uno strumento per raccontare.

    Il blogoqualcosa può essere composto da blog scritti da persone che non hanno voglia di raccontare niente, in generale; oppure solo in parte o incidentalmente. Utilizzano il blog perché è richiesto o opportuno in un lavoro condiviso.

    Molti miei studenti, penso la maggioranza, creano il blog per il corso, lo usano alacremente per questo e poi lo mollano.

    Per me la blogoclasse è uno strumento straordinario che mi consente di

    1) dialogare con una classe smisurata
    2) ottenendo una conoscenza di molti di questi studenti che sarebbe impensabile convenzionalmente
    3) ottenendo un dialogo straordinario fra amici-colleghi, i miei studenti e, naturalmente, il sottoscritto.

    Ci vorrà tempo prima che il web 2.0 sia compreso appieno e che si impari ad usarlo proficuamente. Richiede un cambiamento di prospettiva che in pochi riescono a fare. Si tratta di abbandonare l’ossessione per i valori del controllo e delle gerarchie a favore di un atteggiamento di accettazione della “abbondanza che ci circonda”.

    Un atteggiamento molto più vicino a quello che aveva l’uomo agricoltore abituato a dialogare con la natura. Conosco molto bene alcuni vecchi contadini, ci ho lavorato insieme ed ho imparato molte cose, che ora ritrovo, se vuoi incredibilmente, esplorando il web 2.0.

    Per ora questo 🙂

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  2. Maria Grazia

    Eccomi qua! 🙂

    Sono d’accordo con Andreas quando afferma che il blog è una cosa e le blogoxxx sono altre. Il blog, in sè, è uno strumento e basta. Il contesto in cui si colloca e le motivazioni che ti spingono ad usarlo sono altro e fanno sì che, a parità di strumento, gli esiti siano diversi.

    Così, a mo’ di brain storming, ti posso dire che per me il blog può essere utile a creare relazioni più che conversazioni. Il che già non è poco, se ci si riesce. Però è meno “neutro” rispetto ad un forum perché è connotato da una impronta “informale” non facile da gestire se vuoi fare formazione “formale”.

    Poi l’architettura comunicativa cambia completamente, ad esempio, in base al numero di blog usati (cioè se tutti gli studenti hanno un proprio blog o scrivono invece su un blog collettivo), al tipo di attività proposte, al contenuto dell’insegnamento, al grado di integrazione distanza/presenza…

    E poi, secondo me, nonostante tutto il cianciare sulla “semplicità” del blog, usarlo in ambito didattico richiede almeno una buona (non sufficiente) competenza tecnica ed una grande familiarità con i luoghi, i tempi, le dinamiche e gli strumenti targati 2.0.

    Queste le prime impressioni… Ma ci stiamo lavorando 🙂
    Bye

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