La cattedrale ed il bazaar

Continua la doccia fredda all'idea di collaborazione "totale" tra gli utenti in internet. Già questo post di Caterina parlava dei limiti della Dumbness of Crowd, le masse che operano nei social network. Stavolta ad essere oggetto di revisione è il modello open source, meno aperto e democratico di quanto si potrebbe pensare. Ne parla quest'articolo, revisionando un famoso saggio scritto nel 1997 da Eric S. Raymond che aveva decretato il successo del modello "open". Breve sintesi.

Il bazaar e la cattedrale 

Il saggio in questione è la Cattedrale e il Bazaar, che descrive la nascita e lo sviluppo del sistema operativo Linux. Un pezzo di storia dove sono evidenziati i meriti del Bazaar, la community aperta che crea, testa e corregge il codice di programmazione, contro la Cattedrale, il tradizionale team limitato e chiuso di programmatori. Queste idee saranno fonte di ispirazione per molti altri progetti, tra cui anche la Wikipedia, che adotterà un modello molto simile.

Come sono andate le cose

Ma sono andate proprio così le cose? Come hanno collaborato tante zucche? In realtà è necessario fare delle distinzioni.

Innanzittutto la collaborazione tra tante persone ha operato in determinati ambiti, come la ricerca di bug e difetti: in queste attività non è necessario coordinare gli interventi ed in più le differenze individuali, più che un ostacolo, rappresentano una risorsa (più visuali=più problemi rintracciati). 

Inoltre dietro l'opera della massa, c'è stato il lavoro di un team di esperti scelti da Torvalds, il creatore di Linux, in grado di coordinare e valutare i contributi apportati al codice. La divisione tra Bazaar e Cattedrale diventa meno netta rispetto a quella descritta nel saggio di Raymond.

La valutazione dei collaboratori 

C' è un ultimo aspetto  da tenere presente: come sono selezionate le persone che coordinano e valutano il progetto? Ad esempio, il criterio adottato dalla Wikipedia sembra essere meno felice e ha pregiudicato la qualità dell'opera stessa: i collaboratori infatti sono scelti in base alla quantità di interventi. Questo criterio, pur essendo in misura maggiore democratico, ha penalizzato e penalizza la qualità dell'opera stessa. In Linux invece è stato preso in considerazione la competenza degli utenti, producendo risultati più efficaci.

Conclusioni

L'idea di fondo dell'intero articolo, torna a quanto già detto nel post di Caterina: è difficile che possa nascere innovazione nella collaborazione di massa. I progetti innovativi (pensate anche ad ELLG) nascono da una o più persone che hanno un'idea concreta e specifica, e sono in grado di portarla avanti. L'idea di un leader, sia Torvalds o Gates o Wales, sembra essere irrinunciabile qualunque sia il progetto portato avanti. Ed è questa stessa idea che mal si accorda con principi democratici, partecipazione collettiva ect. Ma questa contraddizione non è insanabile: in realtà evidenzia i limiti di una visione collaborativa ma acritica, dimostrando come per realizzare qualcosa che funzioni, non è sufficiente aggregare una "massa" di individui, ma è necessario un progetto e un leader in grado di portarlo avanti. Non solo. Adottando i giusti criteri, si valorizzano i benefici della collaborazione tra le persone che vi partecipano, innescando un meccanismo virtuoso. Ma la collaborazione è un'operazione più difficile di quel che sembra e per questo è effettivamente sopravvallutata…  Voi che ne pensate?

(photo from: pingnews.com)

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