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Bandieroni

 Il circo contestatore che si raduna a Davos in Svizzera per “contestare” i potenti della terra con sfilate di emarginati di professione rappresenta fino in fondo quella tragicommedia occidentale che si rappresenta fin dal 1968, e cioè la “contestazione” al posto della “rivoluzione”, più esattamente il fatto che non potendo o volendo più fare la rivoluzione se ne mima teatralmente un surrogato “contestativo”.

Al centro bandieroni della pace lunghi quaranta miglia, secondo il principio delle bandiere delle squadre di calcio. Poi un immenso corteo salmodiante con giovani dipinti, eccentrici su trampoli, famigliole con bandierine, coppiette alla Peynet, ceto politico esibizionista in prima fila, preti progressisti, extracomunitari pittoreschi. Ai lati del corteo è sempre previsto un dramma satiresco che si compie a fianco della commedia, basato su giovani in passamontagna con il casco da motociclista che spaccano vetrine ampiamente assicurate ed improvvisano passi da break-dance con loro coetanei a reddito minore vestiti da poliziotti catafratti, mentre il ceto politico esibizionistico ufficiale ripete il mantra per cui “non c’entrano nulla con il movimento”. Curioso, visto che si muovono ancora più veloci degli altri.

Questo ritualismo non esprime soltanto una forma di impotenza (l’impotenza si ritualizza sempre per esorcizzare la propria cattiva coscienza), ma rappresenta anche plasticamente il passaggio epocale da Karl Marx a Guy Debord, cioè dal sogno della rivoluzione proletaria alla realtà amara della società dello spettacolo. In proposito, io non ho nulla sul fatto che di tanto in tanto la masturbazione maschile e femminile sostituisca la mancanza di un partner assente. Sono solo contrario a che essa venga battezzata “amore romantico”.

http://www.kelebekler.com/occ/bertinotti7.htm