ECM e Formazione a Distanza: quanti problemi…

Segnalo un’interessante discussione all’interno del gruppo Professionisti dell’ECM di Linkedin (gruppo che, per inciso, già in altre occasioni ha affrontato interessanti tematiche).

Sorvolando sull’oggetto del contendere, legato a un singolo episodio di “difficile valutazione”, la discussione mi sembra particolarmente significativa perchè solleva numerosi argomenti legati al tentativo di normare la formazione e più in particolare la formazione a distanza, come avviene nel campo della formazione medica, ma anche in altri settori. Nei seguenti paragrafi tenterò di svolgere una sintesi della discussione, offrendo alcuni spunti di riflessione in merito.

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La normativa ECM per la formazione a distanza

Attualmente la normativa ECM sulla formazione a distanza lascia ampi margini di interpretazione sia sulle modalità di erogazione che sulla durata del percorso formativo.

In primo luogo non viene fatta alcuna differenza tra le diverse tipologie di materiali didattici: si considera formazione a distanza sia quella che viene erogata attraverso materiali testuali (PDF o riviste) sia i video formativi, sia le videoconferenze. Tutte queste modalità sono considerate simili ed equivalenti tra loro.

In secondo luogo non viene indicata una metodologia per quantificare la durata di un percorso formativo. Su questo punto la normativa non dà nessuna indicazione: è l’ente formativo (definito provider) che stabilisce in modo univoco la durata di un corso. Questo seconda lacuna è particolarmente grave, poichè priva la commissione ECM di uno strumento utile a valutare i percorsi formativi e punire eventuali anomalie.

Infine, pur citando l’obbligo di tracciamento, non chiarisce che cos’è il tracciamento, nè come funziona.

Gli unici aspetti normati sono quelli relativi ai crediti assegnati ad ogni corso (proporzionali alla sua durata) ai test di valutazione (che devono essere proporzionali ai crediti assegnati), alla presenza obbligatoria di uno specifico questionario di gradimento e all’impiego di tutor (ma anche quest’ultimo riferimento risulta essere ampiamente interpretabile).

Problemi normativi

Queste lacune normative hanno diverse conseguenze. Ad esempio, è possibile creare corsi con molti crediti formativi (scelti a discrezione dal provider) a fronte magari di una piccola dispensa didattica (che magari non è necessario leggere) e un semplice test di valutazione finale. Questo è il caso sollevato nella discussione Linkedin, dove un semplice PDF di 60 pagine poteva erogare ben 25 crediti.

Al di là di giudizi etici sulla singola vicenda, bisogna osservare che simili fenomeni danneggiano il sistema ECM nel suo complesso, favorendo la diffusione di corsi a basso costo a scapito di qualità ed efficacia didattica. In questo senso la normativa ha un ruolo chiave nel governare l’intero sistema formativo e che semplici lacune, al di là di inefficienze o ingiustizie, possono deprimere l’intera offerta didattica, snaturando il senso finale delle attività.

Quale soluzione?

Gli esempi positivi non mancano. Il più noto è probabilmente quello relativo alla normativa sulla sicurezza, che concede la possibilità di svolgere i corsi online, a patto però di rispettare alcuni parametri. L’utente deve svolgere un tempo minimo online; i materiali devono essere erogati in modo sequenziale; devono essere presenti quiz di valutazione in presenza.

Oppure il caso della regione Lombardia, che pur essendo meno restrittivo, indica i criteri per calcolare la durata del corso e i crediti ECM (15 minuti = 16.000 caratteri di materiali didattici).

Normare in modo più efficace il sistema permette di stabilire regole chiare e condivise, limita le situazioni ambigue e consente di mantenere un controllo generale su di esso.

Limiti normativi

Bisogna tuttavia osservare che qualità didattica e efficacia formativa non possono essere garantiti attraverso regole normative stringenti e restrittive. Il caso della sicurezza lo dimostra: la presenza di regole ben definitve non ha infatti eliminato i corsi di bassa qualità, ma ha solo reso più complesso costruirli. Ed infatti online si possono trovare corsi sulla sicurezza estremamente economici, che rispettano il regolamento  in toto, ma a ben vedere sono solo un’accozzaglia di filmati,  spesso prolissi e poco chiari.

In definitiva, una normativa più restrittiva permette di eliminare casi eclatanti quale quello inizialmente descritto, ma non garantisce una migliore efficacia didattica del sistema nel suo complesso.

Problemi sistemici

Il sistema ECM (come quello sulla sicurezza e come molto altri) non presenta solo lacune da punto di vista normativo. E’ il sistema stesso ad avere dei limiti, perchè, anche qualora indicasse in modo chiaro ed esplicito come attribuire i crediti ECM a un percorso formativo, non stabilisce come questi crediti siano legati ad una reale efficacia didattica ed ad un impatto positivo sull’attività lavorativa.  In questo modo, il sistema ECM non solo non favorisce la diffusione dei progetti formativi più effici, ma permette l’erogazione di corsi di bassa qualità, distorcendo l’offerta formativa complessiva.

Dal punto di visto dell’utente (di chi fruisce il corso) la scelta didattica è legata alle convinzioni del singolo. Il senso di responsabilità del professionista, il desiderio di migliorare professionalmente, la capacità di riconoscere nella formazione un’importante opportunità: la presenza o meno di questi elementi condizionano le scelte operate dall’individuo e in ultimo l’offerta formativa complessiva.  Molte persone sono convinte che la formazione sia una preziosa risorsa; molte persone d’altra parte la considerano una perdita di tempo. Per queste ultime l’obbligo di ottenere i crediti ECM è solo un problema da risolvere nel modo più veloce (ed economico) possibile. Il corso inizialmente descritto è la perfetta soluzione.

Dal punto di vista del provider (di chi eroga il corso) vi è una ulteriore riflessione da considerare: in un mondo in competizione dove vige la legge del mercato – quale la formazione ECM – , la componente costo ha un peso rilevante. E’ evidente come questo elemento nel lungo periodo giochi un ruolo rilevante a scapito dell’efficacia didattica, che invece non è misurata dal sistema. In questo modo un costo poco efficace ma molto economico diventa una preziosa opportunità di business.

Il mondo ECM poi soffre di un ulteriore problema:  la presenza di un’offerta frammentata in migliaia di provider non semplifica il processo di scelta dell’utente, ma lo ostacola fino ad impedirlo. E in questo modo anche chi può essere disposto ad investire nella propria formazione non ha gli strumenti per premiare i corsi più efficaci.

Una possibile soluzione

Non esistono soluzioni semplici e di immediata applicazione.  In astratto, un sistema formativo efficiente dovrebbe separare le attività di formazione da quelle di valutazione dell’apprendimento, assegnando le prime alla libera iniziativa degli enti formativi ma mantenendo il controllo sulle seconde.

Una simile soluzione avrebbe due effetti:

  • favorire l’emergere di soluzioni didattiche efficienti ed innovative, senza interferire sulle metodologie impiegate per raggiungere il risultato. La competizione degli enti formativi non è più orientata ad erogare crediti formativi, ma a formare in modo efficace i professionisti.
  • sviluppare metodologie di valutazione efficaci e standardizzate, effettivamente orientate a misurare i risultati ottenuti nell’apprendimento.

Applicare una simile soluzione nel sistema ECM probabilmente è impossibile; tuttavia si potrebbero cercare soluzioni intermedie o miste, ad esempio offrendo più crediti ECM ai percorsi formativi orientati a questo modello.

1 thought on “ECM e Formazione a Distanza: quanti problemi…

  1. Pingback: ECM e formazione a distanza: erogazione e durata | Elearnit: Know How to Know!

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